
Questa sequoia gigante, di notevole valore storico-culturale, è testimone d’eccellenza del disastro provocato dalla frana del Vajont. L’enorme cicatrice sul tronco è infatti il frutto della ferita inferta alla pianta nella notte del 9 Ottobre del 1963, quando la frana del monte Toc, riversatasi nel bacino di invaso della diga sul torrente Vajont, generò un’onda di acqua e fango di dimensioni enormi che procurò la morte a circa 2000 persone e danni materiali incalcolabili. Quest’onda segnò in modo indelebile la sequoia, senza però riuscire a sradicarla. Localmente è chiamata “pianta santa”, probabilmente perché sembra toccare il cielo grazie alla sua eccezionale altezza.
La gigantessa del Longarone
ha una ferita che spruzza linfa,
Sabor de Sierra Nevada…
Cinque amanti non bastano a tenere in braccio l’impeto
che dai suoi fianchi sboccia…
[Rit.Strum.]
Alta si staglia nel sole, sola: si asciuga la fronte scura
Indiana in terra straniera danza… al vento che l’accarezza
Ragazza che batti tristezza,
vincendo all’ultima mano la posta… rivendica la tua terra!
La Santa Pianta ancora canta,
asciuga il pianto di chi l’ascolta
Oh Santa Pianta, che bel lamento
soffia nel vento il mio dolor.
Io guardo la piana e la vedo:
santa signora del legno sei viva!
…Sopravvissuta alla piena…
Le mille braccia che stendi al cielo
son la protesta per l’insolenza…
di un altro fiume che avanza:
La Santa Pianta scongiura la piena
con il suo canto scioglie l’asfalto.
Oh Santa Pianta che bel lamento…
scava il tuo cuore: ora lo sento
Spacca il cemento, dove nasce il tuo fior
Ecco il portento: resiste il tuo amor!